Cinepaxy reviews Light from an Old Town
"Le opere di Dean Kavanagh lavorano sul tempo, tentano di materializzarne l’idea attraverso compressioni e dilatazioni dello stesso. Il suo è un approccio che agisce in maniera trasversale, secondo diversi punti di vista, e “Light From An Old Town” è forse il cortometraggio che esprime meglio l’anarchia espressiva dell’autore irlandese. La narrazione nel suo decorso procede per intervalli di durata effimera, frammenti svincolati da una vera e propria funzione espositiva che non puntano ad uno sviluppo consequenziale degli eventi, piuttosto operano per sillogismi, connessioni logiche appoggiate altresì su un piano sensoriale-emotivo ben circoscritto. In questo amorfismo linguistico si compie la ricostruzione di una dimensione estremamente autentica e realistica. È evidente che il Cinema di Kavanagh ricerchi il contatto con le cose, con gli esseri e tra gli stessi, pensi l’oggetto audio-visivo già in forma di esperienza. E qui si parla di questo, l’esperienza di un uomo che insegue un senso a se stesso ed a tutto il resto (un sentimento forse perso, forse mai avuto), senza però sapere dove cercarlo. Ecco che basta un gesto minimo, banale, uno come tanti, come può essere scorgere un uomo sfogliare delle fotografie in una stazione di servizio, per viaggiare con la mente ed il corpo. Nasce da lì il bisogno di riedificare un sentiero di ricordi, non importa a chi questi appartengano, qualcosa che faccia sentire vivi, aggrappati a delle radici che in qualche modo eclissino la solitudine, anche solo per un momento. Nasce da lì il bisogno di affacciarsi all’oceano, tenere in mano le foglie di una pianta, acquisire coscienza di esserci."